Ellen G. White (1827-1915, USA)
Il sacrificio del Figlio di Dio era fatto affinché la natura umana potesse essere innalzata e ristorata alla sua purezza originale. Geova sopportò che la gloria di suo Figlio venisse velata affinché la razza caduta potesse essere salvata. Meraviglioso amore era rivelato nel sacrificio così fatto. Egli che era ricco con le ricchezze dell’eternità divenne povero, affinché noi attraverso questa povertà potessimo diventare ricchi. Egli era sommo ed elevato in cielo, coronato di gloria e onorato da tutte le schiere angeliche, ma Egli, lo splendore e la gloria del cielo, acconsentì di soggiornare fra i caduti mortali e morendo al posto loro, salvarli dalla morte. Era necessario che Lui diventasse in ogni cosa simile ai Suoi fratelli, affinché Egli potesse innalzarli dalla degradazione nel quale erano caduti a causa del peccato.
La condiscendenza di Cristo a favore degli uomini era una meraviglia per gli angeli. La redenzione attraverso Cristo era per loro un mistero dell’amore e della sapienza ed esso assorbì il loro interesse anche di più che l’opera di creazione. Tale amore li stupì ed estasiò. Esso era così ardente, così incomparabile, così privo di egoismo che essi non potevano comprenderlo. La creazione dell’uomo all’inizio, la formazione dei cieli e della terra, la bellezza e la gloria con la quale il Creatore aveva rivestito tutta la natura, aveva suscitato la meraviglia e l’ammirazione dell’universo dei cieli, la loro riverenza e amore. Ma questa condiscendenza del loro Comandante nello scambiare un trono per una mangiatoia in Betlemme e sottomettere se stesso alla derisione e all’insulto, alla povertà e alla morte da criminale, suscitava nelle splendide schiere dei cieli la più grande adorazione e la più profonda gioia. La loro gioia e la lode irruppe nel canto all’annuncio ai pastori sulle colline di Betlemme: “Gloria a Dio nei luoghi altissimi, e pace in terra agli uomini, su cui si posa il suo favore” (Luca 2:14).
Soltanto l’uomo, per il quale Egli fece questo gran sacrificio, manifestava indifferenza. Colui che avrebbe dovuto al di sopra di tutti essere stato interessato, estasiato, affascinato e ripieno della più profonda gratitudine, era impassibile, indifferente. Questa indifferenza è palese oggi non solo in coloro che sono in aperta ribellione contro Dio, ma in coloro che professano di essere i seguaci di Cristo. Questi riceveranno la più grande condanna; perché Cristo è più grandemente disonorato da coloro che professano il Suo nome, ma nelle opere Lo rinnegano, che da coloro che sono nella ribellione aperta contro la Sua volontà. Cristo non viene disonorato dalla vita peccaminosa dei peccatori quanto lo è dai professanti cristiani le cui vite non sono caute e santificate dalla verità che professano.
Gli incantesimi del mondo, le ricchezze dell’universo presentate con tutte le attrazioni, non potevano per un momento deviare il Figlio di Dio dal lavoro davanti a Lui, anche se il sentiero davanti a lui era segnato da sofferenza, lacrime e sangue. Il compimento del Suo scopo era per Lui più che il dolore, più che le estasianti gioie del cielo.
Come noi, gli oggetti di tale amore e condiscendenza, dovremmo apprezzare il mistero della redenzione. Gli splendori del mondo, presentati nella loro più attrattiva forma, dovrebbero sprofondare nella futilità davanti a questa grande condiscendenza. Coloro che sono veri seguaci di Cristo saranno volenterosi di soffrire per amor Suo. Quando essi contemplano questo mistero, il cuore sarà pieno di tenero amore, una viva devozione. Essi sentiranno che devono seguire l’esempio di Colui che andava dappertutto facendo del bene e che serenamente diede la Sua vita per riscattarci dalla degradazione del peccato. L’egoismo e la mondanità saranno visti come inconsistenti con la professione del nome di Cristo. Essi non possono vivere per se stessi ed essere cristiani.
Abbiamo bisogno in tutte le nostre chiese le evidenze dell’umiltà di Cristo. Per fare con intelligenza il solenne lavoro ordinatoci, noi dobbiamo nascondere l’io in Cristo. Abbiamo poco tempo nel quale compiere l’opera che è essenziale. Prepariamoci seriamente per il conflitto che è davanti a noi. Sono istruita di dire a tutto il nostro popolo: che la vostra luce brilli nelle parole e negli atti, affinché riveliate che la verità è tenuta cara nel cuore.
Se noi riveliamo l’umiltà e l’abnegazione che si era vista nella vita di Cristo, il seme che seminiamo crescerà. Quando la nostra esperienza si allarga, le nostre opportunità si moltiplicheranno, la nostra conoscenza aumenterà e mediante Cristo diventeremo forti nel portare le responsabilità. O prezioso privilegio per cooperare con le rappresentanze celesti e divine!
Coloro che lavorano per le anime hanno bisogno di ricordarsi che si sono impegnati a cooperare con Cristo, di ubbidire le Sue istruzioni, di seguire la Sua guida. Ogni ora devono chiedere e ricevere la forza dall’alto. Essi devono nutrire un continuo senso dell’amore del Salvatore, della Sua efficienza, della Sua vigilanza, della Sua tenerezza. Essi devono guardare in Lui come il Pastore e Vescovo della loro anima. Poi essi avranno la simpatia e il sostegno degli angeli celesti. Cristo sarà la loro gioia e la corona di giubilo. I loro cuori saranno controllati dallo Spirito Santo. Essi usciranno rivestiti di sacro zelo e i loro sforzi saranno accompagnati da una forza proporzionata all’importanza del messaggio che proclamano. – Advent Review And Sabbath Herald, 15 Luglio, 1909, Vol. 86, No. 28.